Crisi chiama crisi, e nemmeno Silvio Berlusconi potrebbe più avere il controllo della situazione: perché sta crescendo il dissenso nel suo partito, a giudicare non solo dalle parole dei ministri dimissionari, ma anche dalle prime indicazioni sui dissidenti del PdL al Senato, forse anche una ventina, quanto basterebbe a Enrico Letta per garantirsi una maggioranza. È in queste ore, comunque, che il partito cerca una linea unitaria:
“Io sono convinta che ci siano ancora margini per fare in modo che tutti insieme si vada verso un’unica direzione, attorno al nostro leader, con una posizione precisa e di grande unità”.
La crisi aperta dalle dimissioni dei ministri in quota PdL costringere Enrico Letta a chiedere la fiducia, cosa che avverrà mercoledì. Ma in quarantotto ore può succedere di tutto. Letta cerca una maggioranza, ma non ad ogni costo. E il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha già avvertito: non scioglierà le Camere se non dopo aver esperito tutti i tentativi. Intanto gli alleati litigano anche sulle ragioni della crisi: per il PD, si tratta delle questioni giudiziarie di Berlusconi.
“Oggi il tema politico è che c‘è una incredibile responsabilità da parte di Silvio Berlusconi che sta mettendo i suoi interessi personali prima degli interessi dell’Italia”.
Mercoledì mattina, a meno di ulteriori sorprese, Enrico Letta chiederà la fiducia al Senato, per poi fare lo stesso nel pomeriggio alla Camera, che potrebbe rinviare il voto a giovedì. Cruciale è il Senato, perché è lì che Letta non ha una maggioranza senza il PdL. O i suoi dissidenti.
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